Che cos’è l’ABA?

ABA è l’acronimo di Applied Behavior Analysis (tradotto in italiano Analisi del Comportamento Applicata) ed è la scienza applicata che deriva dalla scienza di base conosciuta come Analisi del Comportamento (Skinner, 1953).
Una grande quantità di dati e di ricerche ha dimostrato l’efficacia degli interventi basati sull’ABA in svariati ambiti, tra cui le organizzazioni, l’ergonomia, la clinica, lo sviluppo e l’educazione.

Luoghi comuni sull’ABA

L’ABA non è una misura che si adatta a tutti gli approcci, è una scienza che gode di un solido corpus teorico e di ricerche di base e applicate che ne evidenziano l’efficacia.
Questo luogo comune è legato all’ABA di prima generazione (Lovaas, 1973) dove le abilità sociali e di gioco erano messe in secondo piano rispetto ad altre abilità.
L’ABA di nuova generazione fornisce maggiore attenzione agli stimoli e alle esperienze che costituiscono la storia di apprendimento dell’individuo e alle interazioni emotive e affettive (Moderato e Copelli, 2010). L’ABA moderna pone enorme attenzione a tutto ciò che riguarda il cosiddetto insegnamento in ambiente naturale (NET – Natural Environmental Teaching).
Il NET è una modalità di insegnamento che predilige l’utilizzo del gioco e delle attività preferite del bambino con l’obiettivo ultimo di promuovere gli obiettivi di insegnamento inseriti nella programmazione individualizzata.
L’intervento ABA è altamente individualizzato, pertanto non è possibile affermare che si ottengono gli stessi risultati con tutte le persone. L’ABA può avere un impatto significativo sul comportamento della persona insegnando nuove abilità e consentendo alla persona di raggiungere competenze pari a quelle dei coetanei. Per la maggioranza degli individui con autismo (o altre diagnosi) che non raggiungono livelli di funzionamento adattivo elevati, si raggiungono comunque sostanziali progressi nel corso della vita, come dimostrato ampiamente dalla letteratura scientifica (Eikeseth, Smith, Jahr e Eldevik, 2002).
L’aspetto su cui si hanno risultati concordi in letteratura e che è dimostrato da anni di ricerche è che un intervento ABA, in particolare se effettuato in modo precoce e intensivo, produce significativi miglioramenti in diverse aree: gli aspetti cognitivi, lo sviluppo del linguaggio, delle abilità accademiche e di quelle adattive (Anderson, Avery, DiPietro, Edwards, & Christian, 1987; Birnbrauer & Leach, 1993; Harris, Handleman, Gordon, Kristoff, & Fuentes, 1991; Hoyson, Jamieson, & Strain, 1984; Lovaas, 1987; McEachin, Smith, & Lovaas, 1993; Sheinkopf & Siegel, 1998; Smith, Eikeseth, Klevstrand, & Lovaas, 1997).
Secondo dati provenienti dalla letteratura scientifica l’ABA è il solo approccio con evidenza sostanziale e documentata efficacia.
Le attuali linee guida italiane, pubblicate di recente dalla SINPIA, riprendono i risultati degli studi di efficacia e sottolineano l’elettività degli interventi comportamentali per bambini con autismo.
Il tema dell’inclusione scolastica per un bambino con autismo merita grande attenzione.
Nel contesto italiano non sono disponibili – a oggi – dati che documentino le ripercussioni di un intervento intensivo e precoce sul successivo inserimento del bambino nel contesto scolastico.
Sicuramente la scuola rappresenta un ambiente di intervento privilegiato in quanto può favorire il miglioramento dell’interazione sociale, l’aumento della comunicazione funzionale e la diversificazione degli interessi e delle attività. La scuola offre quotidianamente al bambino/ragazzo tantissime opportunità di interagire con i pari e di impegnarsi in scambi sociali durante i quali il bambino può esercitare in modo naturale gli apprendimenti avvenuti in contesti più strutturati.
L’ABA ha un grande impatto su bambini in età pre-scolare (Eikeseth et al., 2002); tuttavia rimane l’approccio migliore documentato ed efficace anche per gli studenti più grandi e anche quando non viene condotto in modo intensivo. Ciò è reso possibile dal fatto che l’ABA è una scienza basata sullo studio di principi scientifici del comportamento, tali principi si estendono a tutte le età e alle diverse abilità.
Ovviamente gli obbiettivi che ci si pone quando si lavora con bambini e ragazzi più grandi sono diversi rispetto a quelli per un bambino che svolge un intervento intensivo e precoce in età pre-scolare.
La collaborazione è un obiettivo importante da raggiungere ed è un obiettivo che di solito viene inserito nel progetto individualizzato per il bambino/ragazzo.
L’importanza di questa abilità è indiscussa, nell’ABA di nuova generazione si insegna allo studente la collaborazione inserendola come obiettivo nel contesto di gioco: si sfrutta quindi la motivazione del bambino in modo che il bambino apprenda con entusiasmo e si diverta per tutto il tempo dell’insegnamento.
Chiariamo innanzitutto che cos’è la punizione in ABA. La punizione è un evento che segue il comportamento e diminuisce la probabilità futura di emissione dello stesso (Azrin e Holz, 1996). Può consistere nella presentazione di uno stimolo negativo (ad esempio: il rimprovero oppure la nota a scuola) o nella sottrazione di un privilegio (per esempio il “castigo”). Il termine punizione richiama idee negative, tuttavia molte procedure di punizione consistono in tecniche che i genitori utilizzano normalmente nell’educazione quotidiana (appunto: rimproveri o perdita momentanea di privilegi).
In ABA si utilizza la punizione solo come ultima risorsa nell’intervento su comportamenti problema, nello specifico i casi in cui si suggerisce l’utilizzo della punizione sono: quando il comportamento è molto pericoloso per sé o per gli altri oppure quando altre procedure basate sul rinforzo non hanno mostrato efficace. L’utilizzo della punizione in ABA segue rigorose norme etiche alle quali i professionisti hanno l’obbligo di attenersi.
L’ABA di nuova generazione focalizza l’attenzione e l’interesse sulla manipolazione e la gestione degli antecedenti rispetto alle conseguenze del comportamento (Moderato e Copelli, 2010). L’analista del comportamento, in presenza di un comportamento problema, ne identifica la funzione, interviene manipolando gli antecedenti (ad esempio: organizzazione del setting di insegnamento e il materiale in modo appropriato) e rinforzando il soggetto nel momento in cui il bambino mette in atto il comportamento appropriato. È importante ribadire che la punizione non è mai utilizzata come parte di un programma di insegnamento. L’obiettivo primario di un programma di insegnamento è promuovere lo sviluppo e l’incremento di comportamenti adattivi.
La punizione non è mai utilizzata come parte di un programma di insegnamento. L’obiettivo primario di un programma di insegnamento è promuovere lo sviluppo e l’incremento di comportamenti adattivi.